Si comincia ad avere a noia il "declinismo" in abbondanza professato di questi tempi nel Belpaese.
Ho il sospetto che anziche' diventare il catalizzatore dell' auspicato cambio di marcia, esso stia invece diventando pretesto, razionalizzazione di comodo di una tendenza che non e' ne' irreversibile ne' inevitabile.
Francamente, fatta eccezione per i paesi emergenti (i BRICs della Goldman Sachs che obiettivamente partono da una base economica molto piu' bassa della nostra) non mi pare che gli "animal spirits" di altri paesi paragonabili all'Italia siano in condizioni migliori dei nostri.
E comunque di declino italiano si dovrebbe allora parlare inscrivendolo in un declino piu' ampio che e' quello dell'Europa (e forse dell'intero Occidente) rispetto all'area emergente dell'Asia e del Pacifico.
Sono peraltro scettico circa il "sorpasso" effettuato dalla Spagna. Quello che e' certo e' che gli amici spagnoli hanno saputo mettere bene a profitto (soprattutto nelle loro province piu' depresse) le risorse ricevute dopo l'ingresso in Europa.
Sara' che a Capodanno si e' generalmente piu' ottimisti ma condivido dunque il pensiero di Sergio Romano e spero che la tendenza si inverta presto come si ipotizza oggi su Italians .
Buon 2008!
2 gennaio 2008
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